lunedì 18 aprile 2016

Archivio - The Road To 1981 - Puntata 3 : La Trilogia Berlinese. David Bowie, Brian Eno e ..... Robert Fripp.

Riassunto delle puntate precedenti:
Per il riassunto delle puntate precedenti cliccate Qui e Qui.

Al termine della seconda puntata avevamo lasciato Robert Fripp ... o meglio Robert Fripp aveva lasciato noi .... nel 1975, chiuso nella Sherbourne House a meditare e faticare, lontano dai fasti e dai lustrini dell'industria musicale. Lo farà per due anni senza mai toccare uno strumento musicale.
Eppure lo ritroveremo anche in questa terza puntata dedicata a David Bowie e alla cosiddetta Trilogia (o trittico) Berlinese. Il protagonista di questo Percorso al 1981 qui farà solo da comparsa, seppur da comparsa di lusso e, come vedremo in seguito, tutti i collegamenti, anche i più apparentemente lontani si uniranno per convergere al 1981 (che è ben più di una mera data).

Buona lettura.






David Bowie: Oscurità e Bianche Polveri


David Bowie nel frattempo era impegnato ad essere la quinta essenza di quanto rifuggiva Robert Fripp. Una rockstar idolatrata, strafatta di cocaina e ossessionata dalla propria immagine. Anoressico e apatico riusciva lo stesso a macinare successi su successi.
Le altissime vendite in America degli album "Diamond Dogs" nel '74 e di "Young Americans", agli inizi del '75 spinsero Bowie a trasferirsi prima a New York e poi a Los Angeles a seguito dell’ingaggio da parte di Nicolas Roeg per il film "L’Uomo che Cadde sulla Terra".

Si impianta alla Los Feliz House, all’epoca dell’amico e compatriota Glenn Hughes, vicino alla "LaBianca House", tristemente famosa per l’assassinio di Leno e Rosemary LaBianca da parte di Charles Menson, il 10 agosto del 1969, due giorni dopo dell’altra famigerata strage che coinvolse anche l’attrice Sharon Tate.
Los Angeles è un mostro troppo seducente e pericoloso per chi è debole psichicamente. E l’ex "Re del Glamour", l’ex "Ziggy Stardust", l’ex sottile "Duca Bianco", ormai era ridotto alla sola ombra di se stesso con una dieta a base di cocaina, latte e peperoni. Racconta lo stesso Hughes: "David aveva paura delle altezze e non sarebbe mai entrato in un ascensore  …. non è mai andato oltre il terzo piano. Mai. Quelle volte che fu costretto a prenderlo era spaventatissimo. Era paranoico ….".


Sarà stata la vicinanza della dimora che fu teatro di così lugubri misfatti ? Sarà stata la cocaina (senza punto interrogativo) ma il paranoico e mentalmente fragile Bowie comincia a interessarsi all’occulto e alla magia, ma nella maniera di un ricco e viziato musicista appassionato di fantastico e fantascienza, non distinguendo più tra finzione e realtà: all’opposto di Robert Fripp (quasi nello stesso periodo), si interessa alla magia della cosiddetta "Mano Sinistra". La Magia Nera.

Sul tavolo di casa, tra file di "polverina bianca" ci sono le letture preferite di Bowie di quel periodo. Ma tra i vari e ovvi titoli di pseudo magia nera, spiccano, interessanti e apparentemente incongrui, "The Coming Race" (1871) dello scrittore inglese e "iniziato", Edward Bulwer-Lytton (forse più noto agli appassionati di letteratura fantastica e teosofica che a quelli di musica rock) e "Psychic Self-Defense" (1930) della gallese Dion Fortune (Violet Mary Firth). Costei fu esoterista e scrittrice. Tra i suoi lavori più celebri ci sono i racconti dell’indagatore dell’incubo o detective psichico, Dr. Taverner.  Fu affiliata alla "Hermetic Order of the Golden Dawn", ossia il più famoso ordine magico cerimoniale europeo, nelle cui file ritroviamo il meglio degli autori di narrativa fantastica tra il 19° ed il 20° secolo. L’Ordine Ermetico dell’Alba Dorata praticava la magia bianca, almeno fino all’entrata nell’Ordine di Aleister Crowley (l’uomo più cattivo del mondo, come gli piaceva farsi passare), i testi del quale sicuramente non mancavano sul quel tavolo sporco di "zucchero", della Los Feliz House.



Secondo le testimonianze di Mary Angela (la non attendibilissima ex Signora Bowie), lo stato psichico del marito, con l’aggravante delle pratiche di magia nera, era talmente compromesso e intenso da provocare "infestazioni" presso la casa dove vivano con Glenn Hughes (il quale comincia ad avere la nostra comprensione), tant'è che si dovette far intervenire un mago bianco ad esorcizzare l’ambiente. A presentarsi fu un personaggio che abbiamo incontrato nella scorsa puntata. La giornalista, frequentatrice di rockstar e Strega Bianca, Walli Elmlark, che Bowie aveva conosciuto precedentemente a New York.
La Elmlark, con indosso un lungo e immacolato abito bianco e con i lunghi capelli corvini da cui ne spiccava una ciocca verde, si sarebbe improvvisamente "manifestata" nella villa per salvarne gli sfortunati abitanti. E dopo aver esorcizzato la piscina(!) (le cui acque si sarebbero messa a bollire come reazione al potente incantesimo scongiuratorio), scacciate le forze oscure, si sarebbe "volatilizzata" per tornare a New York!

Toccato il fondo (non solo quello della piscina), grazie all’Arte della Strega Bianca (o forse, per le intimazioni di Nicolas Roeg), Bowie riuscirà a darsi una parvenza di regolata durante le riprese del film.


LA "TRILOGIA BERLINESE"



Se l’album "Station To Station", uscito a gennaio del 1976, tipico album di transizione, fa intravedere solo in parte la nuova strada che prenderà Bowie ma soprattutto il primo grido d’aiuto per una ripresa fisica e mentale è con le bocciate tracce per la musiche del film di Roeg che troviamo il vero punto di partenza per quella che viene definita "La Trilogia Berlinese".
Bowie prova per la prima volta a cimentarsi con le diavolerie elettroniche - evidentemente con scarsi risultati, considerando il rifiuto del regista - ma parte di quel materiale vedrà la pubblicazione con l’aiuto e la guida di Brian Eno, a gennaio dell’anno successivo con il primo album della trilogia, "Low".

Durante il tour americano del '76, proprio a Los Angeles, Bowie incontra prima Brian Eno, con il quale comincia a meditare una collaborazione e poi, l'11 di febbraio, lo scrittore di culto Christopher Isherwood. Come lui un inglese espatriato che per molti anni ha vissuto a Berlino.
I due hanno un lungo colloquio nel quale Bowie matura l’idea di trasferirsi nella città tedesca, anche se dai tempi di Isherwood molte cose erano cambiate.
Finito il frammento Europeo del Tour di "Station To Station", David Bowie e il suo "amichetto" Iggy Pop si recano al famoso (famigerato) Château d’Hérouville che in quel periodo era passato nelle mani dell’ex Magma Laurent Thibault, per realizzare fra il luglio del '76 e il febbraio del '77 l’album di Iggy Pop "The Idiot" (in realtà considerabile come l’album non ufficiale di David Bowie). "The Idiot" rappresenta una prima prova di quello che farà poi Bowie nei mesi successivi. L’album uscì a marzo del 1977, cioè due mesi dopo "Low". Bowie non voleva dare l’impressione che fosse stato lui a imitare l’ex Stooge (amici si ma gli affari sono affari).

LOW

La produzione di "Low" si ebbe a settembre e ottobre del '76 sempre agli Château d’Hérouville. Nel gruppo di lavoro si trovavano: Il suo vecchio produttore (perdonato e ritrovato) Tony Visconti, che contribuì molto, quanto ad Eno al risultato finale degli album della trilogia; il nuovo direttore artistico e arrangiatore di Bowie, il chitarrista Carlos Alomar (nel ruolo che un tempo apparteneva a Mick Ronson); il bassista George Murray e il chitarrista Ricky Gardiner che proveniva dai Beggar’s Opera e amico di Visconti.

L’album, che all’inizio doveva intitolarsi New Music Night And Day, è caratterizzato da due lati ben distinti (come faranno i King Crimson di "Three Of A Perfect Pair" tempo dopo). 
Il lato A contiene canzoni più tradizionali ma non prive di innovazioni come "What In The World". Il videogioco Pac Man è del 1980 e c’è da chiedersi se i realizzatori si siano ispirati ai suoni creati da Eno per questo pezzo dove ci canta anche Iggy Pop.
Il lato B invece presentava brani più complessi, strumentali, elettronici e molto ispirati ai lavori della scena tedesca. Kaftwerk e Neu! "Neu 75", il terzo album di questo gruppo  aveva più o meno la stessa struttura.
I brani del primo lato sono tutti frammenti di brano rock. Come "Speed Of Life" e la brevissima "Breking Glass". I brani iniziano con la musica come se fosse già partita prima della registrazione, e finiscono con la musica che ancora prosegue, per andare non si sa dove. Questa frammentarietà si nota anche nei testi. Non più storie ma frammenti di frasi. Sentenze filosofiche e distici ambigui.

Brian Eno arriverà agli Chateau a lavorazione iniziata. Dando solo qualche pennellata qua e la nel primo lato. Il suo contributo si sente più massicciamente nel secondo lato, soprattutto in un brano come "Warszawa", una composizione che anticipa il tipo di lavori che Eno realizzerà come solista di lì a poco.

La produzione decide di lasciare gli Château d’Hérouville a seguito di alcuni inconvenienti tecnici ed una intossicazione alimentare … (esattamente come era successo ai Jethro Tull quattro anni prima) .. e decide si spostarsi agli Hansa Studio di Berlino Ovest a terminare l’ultima parte della produzione.
La copertina dell’album usava una foto di Bowie da L’Uomo che cadde sulla Terra. Bowie visto di profilo con sopra la parola LOW. Basso profilo.

"Heroes"


Bowie in Francia non stava molto meglio di quando si trovava a Los Angeles ma le sue intenzioni erano di provare ad avere una vita normale: mettersi una maglietta e un paio di jeans e andare a fare la spesa (si .. proprio .. si)  ma allo stesso tempo aveva bisogno di un luogo che lo stimolasse artisticamente e per questo Berlino ovest era il luogo perfetto. Completato "Low" la decisione fu di rimanerci e di realizzare il successivo e autentico capolavoro che è "Heroes" con la  chitarra infinita di Robert Fripp, ottenuta grazie all’abilità quasi scientifica dell’occhialuto sperimentatore con la chitarra, di provocare feedbeck posizionandosi in diversi punti dall’amplificatore per ottenere le varie note.
Fripp suona in 6 dei 10 brani dell’album "Heroes", uscito ad ottobre del 1977 e possiamo serenamente ritenere che l’interesse che l’album in generale e la title track in particolare, suscita ancora oggi, sia dovuto in larga parte ai suoi interventi.
Bowie voleva Fripp (e Eno) fin dai tempi di "The Idiot". Ora che aveva entrambi disponeva di tutte le tessere per il suo capolavoro della seconda metà degli anni 70. Fripp arrivò una sera a Berlino da New York, attaccò la sua chitarra agli aggeggi di Eno. Suonò per 6 ore senza conoscere i pezzi prima. Rimise la chitarra nella custodia e ripartì la mattina successiva.
Tony Visconti dovette soltanto selezionare i momenti migliori e aggiungerli ai brani che in gran parte erano già terminati.
L’album è bifronte come il precedente ma in maniera meno netta. Nonostante le atmosfere cupe e opprimenti che pervadono per tutta la sua durata, negli Hansa Studio si respirava un aria più leggera e divertita. Con le sole carte di EnoLe Strategie Oblique con le quali è stato realizzato molto del materiale, a creare qualche attrito, soprattutto in Carlos Alomar che le riteneva una stupidaggine.
I testi con l’eccezione di "Heroes", usano il metodo Burrogsiano di improvvisare ed incollare le parole già usato in "Low". Il brano "Heroes", diversamente, descrive una struggente storia d’amore fra due amanti separati dal muro berlinese, anche se ci sono molte altre interpretazione del testo sicuramente non è quell’inno alla gloria e all’ottimismo che molti pensano.
Le virgolette ironiche in cui è chiusa la parola sono a testimoniarlo.
L’ottima sequenza di 5 brani del primo lato si chiude con "Blackout" dove spiccano Fripp, che impressiona con la sua chitarra dissonante e la solida batteria di Dennies Davis, che come era successo per l’album precedente viene pesantemente trattata da Tony Visconti creando un suono che verrà molto imitato negli anni '80.


Con l’arrivo a Berlino ovest Bowie passa dalla capitale della cocaina alla capitale dell’eroina ma è l’alcol il vero nemico di questo periodo.
Indubbiamente le sue condizioni fisiche erano in miglioramento ma ancora ben lontane da poter dire di stare bene.
Bowie e Iggy Pop prendono un appartamento al 155 di Hauptstrasse in uno dei quartieri più poveri della città, non lontano da dove si era stabilito Isherwood anni prima, facendo la spola fra l’appartamento e gli Hansa Studio, a ridosso del muro e quindi teatro perfetto per le atmosfere dell’album. Non è che la vita quotidiana si svolgesse all’insegna della salute, come descrive bene Iggy: "Ci sono sette giorni in una settimana: due per fare baldoria. Due per riprendersi e i rimanenti tre per fare qualunque altra cosa".
Ogni tanto, quando possibile, si permettono una visita alla parte est di Berlino ben descritta da Bowie come: "Tagliata via dal suo mondo, dalla sua arte, dalla sua cultura, agonizzante e senza alcuna speranza di risarcimento".
La copertina dell’album vede Bowie in una posa strana che rifà il verso a quella di Iggy per "The Idiot" che a sua volta fa il verso a un ritratto di Ernst Ludwig Kirchner del 1917.
Ad aprire il secondo lato dell’album, quello sperimentale c’è il brano di transizione "V-2 Schneider" con evidente omaggio a Florian Schneider dei Kraftwerk.

Bowie durante la lavorazione dell'album è totalmente preso dal suo nuovo giocattolo: qualunque cosa manifesti l’aria decadente della Berlino della prima metà del secolo e del moderno krautrock. Eppure, come per ogni nuovo giocattolo si stancherà presto anche di Berlino ma gli album prodotti in questo breve periodo sintetizzano bene l’atmosfera Berlinese di quello scorcio degli anni 70 dove la città sembrava diventata la nuova capitale della musica e icona di una certa frangia più colta della new wave post punk, contrapposta al pop punk new wave (o come altro definirlo?) dei gruppi che andranno per la maggiore tra le ragazzine.

Testamento famoso di quell'epoca e di quell'ambiente è il film "Christiane F. noi i ragazzi dello zoo di Berlino" del 1981, dove David Bowie è presente quasi come spirito e musa.

La Trilogia Berlinese è composta ovviamente da tre album ma torneremo successivamente sulla chiusura del ciclo.

E’ il momento di fare un altro salto temporale e geografico, tornando indietro al 15 di marzo del 1977, a Cleveland, dove un ex protagonista della musica inglese dei primi del decennio è in procinto di terminare un concerto ..... uno dei primi della sua tournée di debutto solista ..... ma questo verrà raccontato nella quarta parte della Strada per il 1981.

Nella quarta puntata di "The Road To 1981": Peter Gabriel, le diverse frippertronics, la Trilogia M.O.R. e ovviamente ..... Robert Fripp.





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