A quasi 100 anni dalla sua scomparsa ricordiamo la vita e le opere di uno dei grandi Maestri del fantastico, William Hope Hodgson (Essex, 15 novembre 1877-Ypres, 17 o 19 aprile 1918).
Marinaio, fotografo, atleta, scrittore, soldato e sognatore.
Hope fa parte di quella schiera di grandi autori fantastici che a cavallo tra il XIX e il XX secolo trasformarono la narrativa fantastica, fino a quel momento quasi tutta solo principalmente estetica o principalmente didattica, nella narrativa come la conosciamo oggi creando capolavori immortali e "moderni" punto di riferimento di ogni media che si cimenti con il fantastico, il meraviglioso, l'insolito e la fantascienza. Autori come Conan Doyle, Arthur Machen, Algernon Blackwood, Robert Chambers, Bram Stoker, M.R. James, M.P. Shiel, Max Beerbhom, W.B. Yeats, Edward Plunkett (solo per citarne alcuni). Tra questi William Hope Hodgson si ritagliò sin da subito lo spazio che merita nonostante la sua giovane età e la sua brevissima carriera e ancora oggi giustamente e continuamente ricordato e ristampato.
La sua stessa vita potrebbe essere soggetto di un film.
Secondo di dodici figli del reverendo Samuel Hodgson, la sua infanzia fu segnata da ristrettezze economiche e continui spostamenti. L'animo ribelle e sognatore di Hope, nonostante l'affetto e l'amore dei genitori, lo portarono a tredici anni a lasciare gli studi e la famiglia povera ma unita, per la più dura e crudele vita di marinaio nella marina mercantile britannica. Dopo quattro anni in conseguenza della morte del padre fu costretto per guadagnarsi da vivere a rivedere la sua decisione di ritornare all'ovile e continuò così per altri quattro anni la vita in mare diventando ufficiale.
Nel 1900, dopo otto anni, ritornò finalmente nella sua contea natia con un bagaglio di esperienze in ogni angolo del mondo che gli valsero anche onorificenze per molti atti eroici. In questo periodo, dovendo sopravvivere con il suo fisico mingherlino in un ambiente infestato da squali marini e umani, sviluppò in un modo fuori dal comune (per l'epoca) le sue capacità fisiche muscolari diventando anche un esperto judoka. Il suo aspetto fisico, come dimostrato dalle foto, migliorò ulteriormente quello che si può definire già un "bel ragazzo"(a differenza della maggior parte dei suoi colleghi scrittori) ma anticipando anche un altro suo collega texano di venti anni dopo. L'esperienza di quei duri anni gli portò però anche un profondo disgusto per il mare e per la vita dei marinai, disgusto che gli farà da musa per le sue opere letterarie future.
Sempre nel 1900, il ricco nonno materno che aveva sempre osteggiato il matrimonio della figlia con uno spiantato prete anglicano, morì, lasciando una discreta eredità che migliorò il tenore di vita della numerosa famiglia.
Con parte di quella eredità Hope approfondì la sua passione di fotografo nata durante la sua vita in mare pubblicando diversi reportage fotografici di tempeste e di vita marinara oltre che di articoli sportivi e aprì una palestra ginnica all'avanguardia per l'epoca per attrezzature e tecniche (la palestra aveva anche la corrente elettrica). La natura stagionale del lavoro non permetteva i guadagni sperati e così lo spirito introverso e sognatore di Hope, nonostante una vita sociale improntata allo scherzo e alla ammirazione da parte delle ragazze, divenne ancora più introverso e sognatore.
Hope era quel tipo di carattere, più comune di quanto si creda e tipico di molti creatori di "orrori soprannaturali", che senza mezze misure mostrano questa contrastante differenza di umori tra la vita pubblica esteriore e quella privata interiore. La prima sovente serve come corazza per la fragile sensibilità del proprio vero IO.
Comincia a leggere i classici della letteratura fantastica e decide di intraprendere questa carriera sentendola anche un modo per esteriorizzare e quindi razionalizzare i suoi turbamenti interiori.
Pubblica sulle riviste inglesi dell'epoca (i dime novel, precursori del pulp magazine americano) numerosi racconti avventurosi e del terrore soprattutto di ambientazione marina molti dei quali ancora oggi di difficile reperibilità e alcuni di questi forse andati perduti.
Tra questi racconti spiccano in particolare il primo pubblicato in assoluta nel 1904, "The Goddess of Death", il racconto di indagini condito di soprannaturale "Terror of the Water Tank" del 1907, "The Voice in the Night" sempre del 1907 da cui Ishiro Honda trasse il suo film del 1963 "MATANGO" e il praticamente postumo "Eloi, Eloi Lama sabachtani".
Carnacki, secondo Moore e O'Neill in "The League of Extraordinary Gemtlemen" |
I racconti di WHH oggi disponibili superano il centinaio tra i quali ci sono vere e proprie serie come quelle marinare denominate "Sargasso Sea Stories" e quelle di "Captain Gault" oltre a quella più nota di "Carnacki the ghost finder" sulla scia di precedenti "indagatori dell'incubo" come John Silence di A. Blackwood e Flaxman Low di H.e E. Heron.
I ROMANZI
Ma il posto nell'olimpo dei grandi Maestri del fantastico Hodgson se lo è assicurato con le sue 4 opere di narrativa lunga.
I quattro romanzi sono
The Boats of the "Glen Carrig" pubblicato nel 1907.
The House on the Bordeland, pubblicato nel 1908.
The Ghost Pirates, pubblicato nel 1912.
The Night Land, pubblicato nel 1912.
Come ormai assodato ed egregiamente dimostrato da Sam Gafford l'ordine di pubblicazione non corrisponde a quello di scrittura.
Gafford ne dà un ordine di compilazione che si può notare essere in parte inverso a quello di pubblicazione:
1. THE NIGHT LAND (1903?)
2. THE HOUSE ON THE BORDERLAND (1904)
3. THE GHOST PIRATES (1905)
4. THE BOATS OF THE 'GLEN CARRIG' (1905)
Altri studiosi hanno contestato le date e quindi l'ordine di stesura dato da Gafford ma quel che è certo Hope scrisse le sue quattro opere principali in un periodo brevissimo precedente alla pubblicazione del suo primo romanzo nel 1907 e dovette bussare a numerosissimi editori prima di trovare quelli interessati.
A dimostrazione che se un autore ha obiettivi alimentari più che artistici dovrà pensare più al suo pubblico che al profumo dell'incenso della critica, i quattro romanzi all'epoca non ebbero un grandissimo successo di vendita nonostante l'unanime consenso della critica. Sicuramente inferiore al successo ottenuto contemporaneamente dai suoi racconti e dai suoi articoli sportivi e marinari che oltretutto erano corredati di foto a tema scattate dallo stesso Hodgson.
Oggi i racconti "oneshot" e le serie come "Carnacki" vengono ricordati e letti come opere "minori" (termine da usare borgesianamente, in senso di "genere" più che qualitativo), divertenti, specie i racconti del ghost finder ma senza pretese, a dispetto dei numerosi fiumi di inchiostro critici e analitici generati dai quattro romanzi, giustamente considerati precursori di molte idee ancora oggi utilizzate dagli autori di genere.
A difesa dell'ordine proposto da Gafford (ordine di stesura ma anche suggerimento di ordine di lettura) si può riscontrare una più coerente e crescente padronanza delle tecniche di scrittura e della capacità di sintesi espositiva da parte di Hope.
Personalmente dopo aver letto negli ultimi 20 anni i quattro romanzi nell'ordine di pubblicazione originale, ho riletto di recente questi lavori adattando un ordine diametralmente opposto a quello di pubblicazione, quindi:
The Night Land
The Ghost Pirates
The House on the Bordeland
The Boats of the "Glen Carrig”
THE NIGHT LAND
Il romanzo più lungo dei quattro (oltre 200,000 parole) e non è aiutato dallo stile adottato. Una caratteristica di tutti i suoi romanzi è che sono scritti in prima persona e adattando (imitando) lo stile di scrittura dell'epoca in cui sono ambientate le storie. Se lo stile ottocentesco di "Ghost Pirates" e di "House" è ancora accettabile e quello settecentesco di "Glenn Carrig" è mitigato da capitoletti rapidi e quasi auto conclusivi, lo stile seicentesco di per se già pesante, adottato per il malloppone di "Night Land" lo rende in molti momenti indigeribile. Lo stesso Hope se ne accorse pubblicandone contemporaneamente all'edizione integrale, un'altra versione di 20.000 parole intitolata "The Dream of X".
X è il protagonista e il suo nome non lo sapremo mai.
La storia non è in realtà ambientata nel 17° secolo eccetto il primo e pesantissimo capitolo introduttivo che ci fa conoscere, e il modo in cui si sono conosciuti, il protagonista e la sua amata. Si tratta di un capitolo privo di elementi fantastici. Una storia di amori ricambiati o meno, stucchevole e prosaica, al termine del quale però X viene trasferito, alla Burroughs (la sua coscienza e ricordi) senza spiegazioni nel corpo di un altro essere umano in un lontanissimo futuro. Praticamente al termine della storia umana.
Il romanzo si colloca nel "genere" della "terra morente", prima di Clark Ashton Smith, di Jack Vance e di Gene Wolfe ma qui la terra (o meglio il sole) non è morente. E' morto.
Un Guardiano (Stephen Fabian) |
Il pianeta è coperto da una eterna oscurità e la sua rotazione si è fermata. Nell'oscurità esistono, minacciosi e guardinghi, creature da incubo di ogni taglia e forma. In particolare cinque colossali guardiani sono fermi in attesa intorno ad una ipertecnologica piramide, alta miglia e miglia chiamata "L'ultima Ridotta" dove vivono gli ultimi milioni di umani superstiti.
Molti umani sono dotati di facoltà PSI ed un giorno entrano in contatto mentale con gli abitanti di un altra piramide più piccola posta chissà dove. X, essendo dotato anche lui e in forma maggiore di queste facoltà mentali in particolare riesce a costruire un legame psichico che presto diventa legame di amore con una donna che è la reincarnazione della sua amata nel 17° secolo conosciuta nel primo capitolo.
La prima parte del romanzo descrive il viaggio di X attraverso la terra della notte allontanandosi sempre di più dal suo rifugio. Sono le parti più suggestive del romanzo dotate di una potenza narrativa e immaginativa con pochi eguali. La seconda parte è quella più farraginosa e pesante descrivendo il viaggio a ritroso insieme alla sua amata. Sono pagine piene di sentimentalismo stucchevole ma non sono la cosa peggiore. A tratti questo sentimentalismo "cosmico", metapsichico e transtorico tra X e la sua amata (in una maniera che precede Moorcock) riesce ad essere anche molto suggestivo e in alcuni momenti può anche riuscire a fare breccia attraverso il nostro cinismo di uomini schizoidi del 21° secolo. Quello che rende oggi queste parti del romanzo poco sopportabili sono le idee e gli atteggiamenti profondamente vittoriani di Hope nei riguardi del ruolo della donna totalmente sottomessa all'uomo nel rapporto di coppia.
Quello che rende molto avanti l'opera che nonostante gli anni di stesura/pubblicazione può essere tranquillamente definito di Science Fiction è la descrizione dell'equipaggiamento bellico e di sopravvivenza del protagonista. La Piramide stessa e molti dei mezzi aerei descritti.
Anche alcuni momenti di pura "action" anticipano molto bene quello che troveremo nel pulp americano successivo.
THE GHOST PIRATES
Considerato il minore dei quattro romanzi di Hope è in realtà uno sfoggio di bravura.
Il romanzo è ambientato tutto su una nave e sull'infestazione di creature umanoidi soprannaturali che l'assediano. Hope è abile a sviluppare la suspance e l'azione che crescono esponenzialmente ad ogni nuova manifestazione. Con intelligenza le creature non vengono mai descritte (mostrate) chiaramente e le reazioni del protagonista (praticamente lo stesso Hope) e degli altri marinai ci tiene incollati dalla prima pagina fino all'ultima. Oggi se ne ricaverebbe un ottimo piccolo film di azione con un ritmo serrato che terrebbe incollato lo spettatore per tutto il tempo.
E' l'occasione per Hope di sfoggiare tutta la sua esperienza di vita marinara e delle sue conoscenze più minute dei termini marinareschi tanto che nessuna edizione seria del romanzo può prescindere dall'inserire un glossario di termini marinareschi.
Come si è visto L'assedio e Il Viaggio sono i due temi che più occupano i lavori di Hope. Questi temi sono vecchi quanto la letteratura europea stessa trovandosi alla base dei poemi omerici e in Hope ci vengono mostrati in un contesto soprannaturale orrorifico che nell'ambito del ghost story inglese D.O.C. non era di certo nuovo ma nuovo è sicuramente l'inserimento di reazioni per nulla passive da parte dei personaggi coinvolti (oggi diremo Action).
I protagonisti ed "io narranti" di Hope non sono inermi e passivi studiosi ma uomini d'azione pronti a reagire alle pur terrificanti manifestazioni soprannaturali squarcianti il velo della nostra realtà prosaica.
Il tema dell'assedio lo ritroviamo nel suo più visionario capolavoro, "La Casa sull’Abisso".
The House on the Bordeland
Ritorniamo sulla terra ferma ma questa volta nell'Irlanda occidentale ma come vedremo gli oceani d'acqua verranno sostituiti da quelli astrali e temporali.
L'immaginazione e la portata nel romanzo si pinge a tali livelli cosmici insuperati per l'epoca che Hope sente il bisogno di prendere le distanze. L'IO narrante questa volta è dichiaratamente lui stesso, W.H.H. al quale è stato chiesto di redigere, prefazionare ed epilogare in forma più fruibile un manoscritto trovato da due campeggiatori in Irlanda contenete un diario di un uomo vissuto in quella zona molti decenni prima. Un "IO narrante" per procura, di terza mano, quindi. Che se non altro aggira il problema tipico di immaginarsi che il protagonista sicuramente arriverà vivo almeno fino all'ultima pagina se non all'ultima riga e l'ingenuità di tutta la narrativa raccontata in prima persona, specie quella non mimetica, di uno che continui a scrivere su un foglio di carta quello che gli sta accadendo in quell'istante esatto invece di scappare. Qui il problema è aggirato con questo triplice mandato tra IO narranti ma è trattato (spoiler), in modo molto più intelligente ed elegante alla fine di "The Ghost Pirates".
L'IO narrante del diario è uno studioso misantropo (che sa usare però molto bene il fucile) ritiratosi in una antica e immensa casa nella parte occidentale dell'Isola Verde situata su un immenso abisso sotterraneo. La casa viene assediata da esseri suini antropomorfizzati, manifestazioni minori di una entità cosmica conosciuta prima dallo studioso in uno dei suoi viaggi psichici. La casa aiuta a proteggere dai pericoli dell'esterno ma è anche la calamita che attira questi pericoli essendo l'edifico in realtà un portale per le dimensioni ed il tempo.
Inutile proseguire con l'illustrazione della trama che si basa più sul modo di raccontare le cose e sulla "portata" di queste cose che su quello che succede effettivamente. Possiamo solo commentare che le scene di azione sono molto ben gestite e intervallate alle scene "cosmiche" esplicative.
The Boats of "Glen Carrig"
Il romanzo ha come punto di forza l'asciuttezza dell'esposizione ed i brevi capitoli che descrivono i vari pericoli che affrontano i naufraghi della Glen Carrig.
Anche gli elementi soprannaturali sono meno presenti e molti di essi sono presentati in modo più sottile. A suffragio della teoria "dell'ordine inverso" dei romanzi si potrà vedere che dagli "errori" e grettezze iniziali (NIGHT LAND) Hope abbia affinato lo stile imparando la sintesi. Il risultato nel suo insieme è buono ma non eccelso.
Glenn Carrig è forse il più debole dei 4 romanzi e sicuramente quello con meno soprannaturale presente.
Per chi avrà letto le serie di racconti marinari "realistici" di Hope, questo romanzo potrà apparire come facente parte di questa serie. Un'ultima puntata "doppia" speciale. L'avventura ed il divertimento sono assicurati ma si ha l'impressione che l'autore sia a corto di idee (se si è cominciata la lettura da The Night Land) o che debba ancora trovare il coraggio di esprimerle come farà nei lavori successivi (se si comincia la lettura proprio da Glen Carrig).
Un Mondo Perduto
Il 26 febbraio 1913 Hope convola a felici nozze con l'impiegata Betty Farnworth conosciuta presso la redazione di una delle riviste per le quali pubblicava i suoi racconti e foto.
I due si trasferiscono stabilmente nel sud della Francia nel 1914, dove avevano già passato la luna di miele l'anno prima. Nello stesso anno Hope comincia la stesura di un quinto romanzo, "Captain Deng" delle quali restano solo una quarantina di pagine. Il 28 giugno 1914 l'Arciduca Francesco Ferdinando e la moglie Sofia hanno un incontro ravvicinato con dei proiettili a Sarajevo. Scoppia la 1° guerra mondiale.
I coniugi Hodgson tornano in Inghilterra. Hope, uomo d'azione e patriota decide di partecipare al conflitto. Gli viene proposta la Marina militare grazie al suo brevetto di ufficiale ma con gentilezza declina e diventa sottoufficiale del 17° battaglione batteria della Reale Artiglieria da Campo. Abile cavallerizzo diventa anche istruttore per le reclute sul corretto uso dei cavalli per il trasporto dell'artiglieria.
A giugno del 1916 la sfortuna (per lui) ma fortuna (per la moglie) lo perseguita, facendogli subire un grave incidente non mortale durante le esercitazioni che lo costringono al congedo. Le sue eccezionali doti fisiche gli permettono però di riprendersi e il 18 marzo 1917 può raggiungere il suo battaglione che nel frattempo ha avuto il suo battesimo del fuoco nei pressi di Ypres in Francia. Qui Hope ha modo di conoscere l'orrore delle trincee della prima guerra mondiale come successivamente verrà raccontato da migliaia di film e libri e ispirato altrettanti lavori di genere.
Questi orrori vissuti di persona da Hope vengono immagazzinati e pronti per essere usati in nuovi racconti e romanzi appena finito il conflitto.
Così scrive in una lettera indirizzata a casa:
"Dio mio! Parlare di un mondo perduto... parlare della Fine del Mondo; parlare della "Terra della notte"... e tutto questo è qui, a non più di duecento miglia da dove ti trovi tu... E la infinita, mostrusa, terribile sensazione di ciò che sto contemplando... la morte che attende, sommersa... Se sopravviverò e, in qualche modo, riuscirò ad uscire di qui (e, con l'aiuto di Dio, spero che sarà così), che libro potrei scrivere se la mia vecchia abilità con la penna non mi ha abbandonato.".
Il 19 aprile 1918, sette mesi prima della fine del conflitto una granata manderà letteralmente in mille pezzi questa "Speranza".
Questi orrori vissuti di persona da Hope vengono immagazzinati e pronti per essere usati in nuovi racconti e romanzi appena finito il conflitto.
Così scrive in una lettera indirizzata a casa:
"Dio mio! Parlare di un mondo perduto... parlare della Fine del Mondo; parlare della "Terra della notte"... e tutto questo è qui, a non più di duecento miglia da dove ti trovi tu... E la infinita, mostrusa, terribile sensazione di ciò che sto contemplando... la morte che attende, sommersa... Se sopravviverò e, in qualche modo, riuscirò ad uscire di qui (e, con l'aiuto di Dio, spero che sarà così), che libro potrei scrivere se la mia vecchia abilità con la penna non mi ha abbandonato.".
Il 19 aprile 1918, sette mesi prima della fine del conflitto una granata manderà letteralmente in mille pezzi questa "Speranza".
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