Buongiorno a tutti.
Siamo giunti alla quinta ed ultima puntata di "The Road To 1981", il personale percorso musicale e filosofico di Robert Fripp in mezzo a due fasi dei King Crimson.
Pur avendo aggiunto molti nuovi elementi e fatti, rispetto alle edizioni precedenti di "The Road To 1981", siamo ben lontani dal poter definire il percorso completo. Ho cercato comunque di mantenere il più possibile l'essenza dello scopo che mi ero prefissato, ossia individuare le connessioni tra Robert Fripp e altri artisti tra il 1972 e il 1980 e analizzare in che modo queste connessioni abbiano portato ai King Crimson del 1981. Ulteriori aggiornamenti sugli eventi e le ricerche necessarie per collegare tra loro questi eventi dovranno forzatamente essere rimandati per una, remota, edizione libro di "The Road to 1981".
Ho cercato anche di mantenere un compromesso tra la dovizia di particolari nel contenuto e la sintesi di esposizione nella forma, in coerenza con lo spirito del formato originale di questa serie: un programma radiofonico di due ore e il relativo podcast. Se ci sono riuscito sta a voi lettori giudicarlo.
Buona lettura e buon viaggio.
New York, New York
Robert Fripp nonostante le delusioni avute con i primi due album dell’amico Peter Gabriel e con l'album di Daryll Hall è sempre più convinto di riuscire nel suo intento di muoversi nel mercato senza farsene dominare. Un poco meno piccolo, ma più intelligente e soprattutto mobile, si sposta e stabilisce a New York nel 1977, prendendo alloggio in un appartamento nella centralissima Bowery Street della lower Manhattan, nella stessa strada dove sorgeva al n.315, fino al 2006, il CBGB "Country Blue Grass Blues and Other Music for Uplifting Gourdmandizer". Nonostante le poco invitanti premesse del nome di questo ritrovo per musicisti, appassionati e bevitori, il CBGB, riveste per la storia della cultura musicale di New York della seconda metà degli anni '70 lo stesso ruolo che negli anni ’60 ebbero i club londinesi, come il Marquee.
Il CBGB fu il luogo di riferimento per i movimenti culturali-contro del nuovo punk americano di fine anni '70 dal quale emersero, fa i tanti, Elvis Costello, Patti Smith, Ramones e Blondie e Talking Heads, frequentati da Fripp.
La parte sud dell’isola di Manhattan è sempre stata crogiolo di movimenti culturali ibridi tra l’arte pop e l’arte colta, di commistioni tra le arti e sperimentazioni, tra i minimalisti come Phillp Glass, Steve Reich e Glenn Branca (ai quali le sperimentazioni Fripp-Eno, devono più di qualcosa) e i simboli (veri o presunti) della cultura pop americana come Andy Warhol e i Velvet Underground.
Il luogo è congeniale alla strada che Fripp vuole intraprendere.
La poetessa post modernista concettuale (non so se è proprio così, ma ci sta bene) Joanna Walton, introduce Fripp nei salotti colti nuiorchesi e nel suo locale, il "Kitchen", si svolgerà la prima esibizione pubblica con chitarra e registratore Revox il 5 febbraio 1978, battezzando la tecnica per la prima volta come Frippertronics.
La Walton collabora a queste performance musical culturali con letture estratte dai filosofi occidentali, incollandole in una forma poetica-pop (simile a quella usata da Bowie per gli album della trilogia) ottenendo il risultato di spezzare, se non proprio alleggerire, le atmosfere di queste serate.
Testimonianza di queste commistioni delle arti della coppia Fripp-Walton, si possono ascoltare nel bootleg "Pleasures in Pieces", a rischio e pericolo del curioso ascoltatore (dopo quasi 8 muniti di cachinni e pigolii della Walton, ho accolto la presentazione di Fripp e la seguente performance frippertronica, in ginocchio, ringraziando Sua Maestà Cremisi).
Al "Kitchen", durante i concerti-dimostrazioni, girava anche un mazzo di carte delle "Strategie Oblique" di Eno e Schmidt, ad influenzare o guidare le performance stesse, creando continuità con quanto si era realizzato nei due anni precedenti con la Trilogia Berlinese.
Bowie: Terzo di una coppia perfetta.
Negli avanguardistici (per il 1978), Mountain Studios di Montreaux viene realizzato gran parte dell’album "Lodger" di David Bowie.
Insieme a Bowie e ad Eno ci sono i soliti Alomar, Davis, Murray e Visconti ma al posto di Fripp troviamo un altro futuro Crimson, Adrian Belew, scippato a Frank Zappa da Bowie per portarselo nel suo tour. In alcuni brani viene aggiunto anche il talentuoso violinista Simon House (High Tide, Hawkwind).
"Low" era stato prodotto largamente in Francia e solo rifinito a Berlino. "Heroes" era prodotto a Berlino e li completato. Fra i due album c’è una affinità strutturale e ideologica. Per "Lodger" è tutta un'altra storia.
Bowie era lontano da Berlino ormai da diversi mesi. Sia per il tour mondiale di Low/Heroes sia per le riprese del film "Gigolò" diretto da David Hammings. Brian Eno anche lui giramondo, ormai Berlino la vedeva solo in cartolina.
Durante i lavori in Svizzera i metodi di lavoro usati da Eno, mazzi di carte e lavagne, raggiungono livelli poco sopportabili dagli altri. Bowie sorvola sulla cosa trattando i collaboratori come degli scolaretti indisciplinati ma qualcosa è comunque cambiato fra i due. Se "Heroes" è stato frutto di una collaborazione amichevole e divertita, "Lodger" è frutto dell’attrito fra i due.
Ormai la lontananza temporale e geografica aveva fatto divergere gli obiettivi artistici dei due leader e il risultato è un album spesso sottovalutato ma pieno di quella carica crimsonica a noi molto cara, (a parte Bowie che ritorna a fare il crooner dopo la tregua che ci aveva dato con i primi 2/3 della trilogia). "Lodger" è un album difficile all’impatto ma che è capace di dare continue sorprese ad ogni nuovo ascolto, oltre a presentare i primi tentativi da parte di Bowie e Eno di approcciarsi alla "world music".
Completato il lavoro di base, Bowie sembra però non dare la giusta importanza al progetto occupato a fare la star ospite internazionale, e prima di spostarsi ai Record Plant di New York per le rifiniture bisognerà aspettare il marzo del 1979. Agli studi nuiorchesi Eno non si fa neanche vedere e ai tre rimasti sfiora l’idea di realizzare materiale nuovo in Power Trio, con Bowie alla voce e chitarra, Visconti al basso e Belew alla batteria. Sarebbe stata una cosa interessante ma alla fine si opta per finire il lavoro di "Lodger" che finalmente esce a maggio nei negozi.
Ma che fine aveva fatto Brian Eno ?
In realtà non era molto lontano, anzi. In quel di marzo del 1979 faceva la spola fra la sua nuova casa al Greenwich Village (a 500 metri dal Bowery) e le sale di incisione a Long Island, occupato per i lavori preliminari del terzo album dei Talking Heads.
Le Teste Parlanti
Strano gruppo i Talking Heads. Americani dalle doti musicali un poco naif guidati da uno scozzese geniale e gommoso che è stato grandezza e limite del gruppo.
A guardarli, il componente del gruppo a cui dareste meno credito è il più dotato tecnicamente ... beh ... questo gruppo è alle basi della "World Music" moderna.
Cosa li rende così speciali? In fondo la loro formula è semplice e c’erano già state contaminazioni fra i ritmi africani e il rock; pensate agli Osibisia. In cosa consiste il loro segreto? Forse è proprio che la genialità è semplice, vista a posteriori.
La scoperta dell’acqua calda. Il passaggio dallo sgabello alla sedia.
Brian Eno riconosce in loro tutto il grande potenziale, in realtà già dignitosamente espresso nel primo disco e gliene produce ben tre nuovi.
Stranamente, ma anche fortunatamente per noi, la produzione di Eno si concentra principalmente sulle voci. Non che manchino i suoni "inconsueti" ma questi (evidentemente anche Eno evolve), sono ben miscelati nel suono globale. Sono lontani i tempi di "Low".
In "More Songs About Buildings and Food", uscito a luglio del 1978 si cominciano a intravedere le tendenze etniche aggiunte al già testato ottimo melange fra le più disparate contaminazioni e stili.
Forse il segreto è proprio questo. Se i gruppi ... "alla Osibisia" .. uniscono il rock ai ritmi tribali creando un pur suggestivo risultato che si limita ad essere però solo "questo" più "quell’altro", la genialità si manifesta nella sapiente miscela di tutti gli ingredienti, quando il risultato crea un sapore nuovo e unico. Gli zappiani ne sanno qualcosa.
Lo stile si perfezione e affina con il successivo "Fear Of Music" uscito ad agosto del '79, uno degli album migliori di sempre, la preparazione del quale impedì a Eno di partecipare ai lavori di rifinitura di "Lodger".
L’introduttiva "I Zimbra" è il primo passo alla perfezione formale.
Robert Fripp è chitarra ospite in questo brano e ad ascoltarlo è impossibile non andare alla mente con future Discipline Cremisi. Il testo non è africano né maori o qualunque altra cosa tribale pensiate. Non significa nulla ed è adattato dalla poesia "Gadji Beri Bimba" del poeta dadaista Hugo Ball.
L’8 ottobre del 1980 esce "Remain In Light". L’album consacra i Talking Heads a livello mondiale trascinati anche dal singolo "Once In A Lifetime" dove Byrne incontra Jannacci.
Qui però qualche attrito ne inquina un poco la continuità qualitativa. I Talking Heads cominciavano a sentirsi il gruppo spalla di David Byrne e, possiamo aggiungere, che molti fan avevano cominciato anche prima ....
quello che c’è di buono è nel lavoro di ricerca della sintesi tra le varie musiche del mondo che qui raggiunge livelli quasi perfetti. Si decide di chiamare molti musicisti ospiti ad aiutare ad ottenere questo risultato, tra i quali anche Robert Steven Belew, che farà tesoro di tutte le lezioni che il suo ultimo Maestro, lo scozzese gommoso, gli impartirà, servendogli per l'imminente convocazione di Robert Fripp.
La Strada che deve farsi in due.
In data 11 settembre 1978, Robert Fripp inaugura ufficialmente il suo percorso per il 1981. I tre anni a venire saranno dedicati per una campagna a tre livelli, come spiegato dallo stesso Fripp:
"in primo luogo, essere nel mercato, ma non regolato dai valori del mercato" (trilogia M.O.R. e collaborazioni con artisti ben piantati nel mercato).
"in secondo luogo, come mezzo per esaminare e presentare una serie di idee che sono vicino al mio cuore (frippertronic e discotronic).
In terzo luogo, come una disciplina personale.
Dopo le prove generali effettuate a New York nel 1978, seguirà un tour in America e in Europa dall’aprile all’agosto del 1979 dove Fripp suonerà, anche senza compenso, in ogni luogo pubblico come uffici, ristoranti, bar, centri commerciali, negozi di dischi. Luoghi non deputati, di norma, alle esibizioni musicali di grande portata e in alcuni casi proprio non adatti a nessun tipo di performance artistica, specie musicale. Si tratta di esibizioni-installazioni-dimostrazioni, destinate per un pubblico sempre limitato di numero, interessato ma distaccato, in contrasto a quello che Fripp definisce il rapporto vampiresco tra artista e fruitore. Si tratta di portare l'esibizione ad un livello più personale ed egualitario, avvicinando l'artista al pubblico.
Superficialmente, pensando al carattere di Robert Fripp e soprattutto, a posteriori, pensando al suo atteggiamento sul palco in tempi più recenti, questi intenti potrebbero far sorridere. Fripp non parla di egualitario rapporto umano di finta amicizia tra musicista (rock, più o meno star) e il suo pubblico, atteggiamento che rientrerebbe proprio nel vampiresco rapporto da cui rifugge ma, mantenendo il concetto ad un piano strettamente artistico, Fripp ricerca la pari responsabilità da parte di performer e fruitore, nella riuscita della performance stessa per la quale, da parte del fruitore, si richiede una partecipazione attiva ma distaccata. In sostanza: seduti, in assoluto silenzio, completamente attenti, solo applausi a comando e niente flash.
Nastri scelti di quelle performance del 1979 finiranno nel lato intitolato "God Save The Queen" dell'album bifronte "God Save The Queen/Under Heavy Manners", pubblicato a gennaio del 1980.
"Red Two Scorer", "God Save The Queen" e "1983" sono tre esempi di frippertronic pura (non applicata), qui per la prima volta "lasciata sola" a vedersela con l'ascoltatore su una pubblicazione discografica destinata all'ascolto privato. Il risultato non è del tutto convincente. Lo stato di quieta aspettativa che dovrebbero suscitare le ripetizioni stratificate, viene continuamente messo a dura prova da sonorità disturbanti (lo stesso problema che aveva l'album "No Pussyfooting" di Eno e Fripp) e ad un orecchio più attuale, decisamente dozzinali. La tecnologia dell'epoca non aiuta Fripp a veicolare un concetto tecnico-sonoro-filosofico di per se estremamente interessante. O forse, questo elemento disturbante è parte del concetto tecnico-sonoro-filosofico?
L’altro lato, "Under Heavy Manners" presenta due soli brani. La title track e “The Zero of Signified”, e vedono Buster Jones al basso e Paul Duskin alla batteria, oltre alla chitarra ed i device di Fripp. Un primo assaggio di Discotronic, dove Fripp analizza il rapporto fra la ripetitività colta e quella della musica da ballo - anche se è difficile all'ascolto, immaginarsi di ballare al ritmo di questi brani.
Le due tracce sono esempi di frippertronic applicata (anche queste prese dal tour del 1979), il tipo di frippertronic più utilizzato e conosciuto in senso discografico fino a quel momento. La differenza consiste che queste applicazioni, nello specifico, sono in composizioni meno in contrasto musicalmente con le frippertronic, anzi, sembrano concepite apposta per i loop.
In "Under Heavy Manners", con il testo di Fripp, patafisico e disconnesso, scritto all'indomani dalla sua uscita dalla Sherborne House, ci canta anche un certo Absalm el Habibmai, ovvio(?) pseudonimo di David Byrne.
Tra i numerosissimi giochi linguistici di significati più o meno oscuri, troppi per poterli analizzare in questa sede, ne risaltano in particolare i due terminali: "Remain in hell, without despair" e "I am resplendent in divergence".
"Mantieni la mente all'inferno senza disperare" è una frase presa dal libro "Silvano del Monte Athos" (la Repubblica Monastica indipendente dalla Grecia fu visitata da Fripp a dicembre del 1979), biografia di Simeone Ivanovic Antonov (1866 - 1938), canonizzato come San Silvano di Monte Athos nel 1987, scritta dal suo discepolo l'Archimandrita Sofronio (1896 - 1993).
E' facile essere santi in paradiso, come è facile meditare in una lamasserìa tibetana o in un convento europeo ma quando le situazioni intorno a noi sono avverse alla nostra concentrazione, ecco che la Disciplina (e l'unica Disciplina possibile è l'auto disciplina) è messa davvero alla prova e se si mantiene intatta, possiamo "risplendere nella divergenza".
Potrebbe essere il metodo per riuscire ad apprezzare l'effetto che dovrebbe sortire l'ascolto della frippertronic, senza farsi distrarre dai suoi suoni non felici.
Il brano "Under Heavy Manners" termina con la frase pronunciata da Fripp: "Continue" ..... e parte il secondo brano "The Zero Of Signified", il secondo passo alla perfezione formale.
La goffamente ballabile discotronic di questo brano si struttura sulla ripetitività delle macchine (la frippetronic) e la ripetitività di una chitarra suonata da Fripp manualmente, senza le macchine, entrambe su una base di batteria e basso, compatta e ... ripetitiva.
Come per "I Zimbra", Robert Fripp da questo punto getta le basi della sua futura cifra stilistica che lo contraddistinguerà per i successivi 20 anni.
Peter Gabriel toglie i piatti e serve etnico
Nel 1980, a maggio esce anche "Peter Gabriel 3" ... Melt ... e nel frattempo Gabriel aveva cambiato stile.
C’è un taglio netto tra i primi due dischi di Gabriel ed i successivi. Forse perché ispirato dai Talking Heads, forse perché in qualche modo era nell’aria, di sicuro cambia il suo metodo compositivo, basandolo sul ritmo.
Questa scelta lo porterà ad interessarsi anche lui alle culture tribali e di conseguenza alla Musica del Mondo diventandone in futuro il principale promotore.
Cambia anche etichetta, anche per questo l’album che era già pronto nel ‘79 subisce questo ritardo. La Atlantic lo boccia classificandolo "senza potenziale commerciale". La Mercury ringrazia: "Biko" e "Games Without Frontiers" diventeranno successi planetari.
Ospiti, Kate Bush che per il suo lavoro in Giochi Senza Frontiere, Gabriel la ricompenserà con una nuova e lucente drum machine, Paul Weller e Morris Pert ... e Robert Fripp.
C’è anche un nuovo produttore, Steve Lillywhite il cui ottimo lavoro ai suoni è un valore aggiunto è ben testimoniato in brani come "No Self Control". La scelta di togliere dall’album i piatti a Phil Collins è sia di Gabriel che Lillywhite.
Ed il lavoro di John Giblin al basso, come quello di Fripp è semplicemente fantastico. Della vecchia formazione restano soltanto Jerry Marotta e Larry Fast.
PG 3 è da molti considerato il punto più alto o almeno uno dei più alti della carriera solista di Gabriel, curiosamente è l’album dove il suo braccio destro, Tony Levin è meno presente, solo un brano, l’altrettanto famosa "I Don’t Rememeber" ma in coppia con Fripp e accompagnati da Jerry Marotta.
DING DONG ..... and FRIPP
(La Disciplina non è mai fine a se stessa ma solo un mezzo per un fine)
Per tutto il 1980 Fripp va in tuor con il gruppo meno accreditato fra quelli da lui creati .. non che ne abbia creati molti .... The League of Gentlemen - si chiamava così anche il dilettantesco gruppo dove suonava Fripp prima di risponde all’annuncio dei fratelli Giles.
The League Of Gentlemen è composta da Fripp e il tastierista degli XTC, Barry Andrews che aveva partecipato anche a "Exposure", insieme ai batteristi Kevin Wilkinson e Johnny Toobad e la bassista Sara Lee. Con la voluta dicotomia rappresentata da due musicisti "colti" e due "rozzi", giovani e punkettari, Robert Fripp continua l'esplorazione del rapporto tra la ripetitività colta e la musica da ballo.
Esaurito il suo compito, Fripp scioglie la Lega alla fine dell'anno, lasciando testimonianza di questa breve esperienza nell'album omonimo pubblicato a febbraio del 1981, con Johnny Toobad in due tracce al posto di Wilkinson. Nello stesso periodo (circa due mesi dopo) viene pubblicato anche l’album di pura frippertronic, "Let The Power Fall".
I due album del 1981, più quello dell'anno precedente, formano un trittico dimostrativo e saggistico imprescindibile. Li accomuna la presenza di lunghe note esplicative, nelle copertine interne, scritte da Fripp, mirati ad essere sia una sintesi e spiegazione del retroterra che porta a questi stessi album (come anche della precedente trilogia), sia come manifesto programmatico degli obiettivi futuri. Inoltre i due album del 1981 proseguono, per ciascun conto, il discorso iniziato nel 1980.
"Let The Power Fall" comincia con "1984" dove finiva "God Save The Queen" con "1983". E' l'album di più difficile accessibilità, con 5 tracce di frippertronic pura, alcune anche piuttosto lunghe, ma rappresentano anche un miglioramento nel rapporto forma e contenuto. I suoni restano terribili ma se si supera questo problema la ripetitività stratificata sortisce effetti maggiori dei tre brani pubblicati nel 1980.
"The League of Gentlemen" prosegue il discorso sulla discotronic iniziato con "Under Heavy Manners".
E' l'album con la maggiore accessibilità, nonostante gli interventi di frippertronic pura come, "Pareto Otmimum" (1 e 2), e "Ochre". Le conversazioni-montaggio di diverse voci (tra le quali quelle di Bennett e delle sorelle Roche), più che rimandarci ad "Exposure" sembrano scarti delle conversazioni dentro il pianoforte di Zappiana memoria.
L'album è l'ultimo passo alla perfezione formale della Disciplina e in brani come "Minor Man", "Dislocated" e "Trap", basterebbe sostituire la sezione ritmica per poter apparire in futuri progetti discografici di Robert Fripp.
Sul vinile dell'album, accanto alla label centrale figura la scritta "THE NEXT STEP IS DISCIPLINE".
In coincidenza con la fine del mondo a causa di un allineamento planetario eccezionale, secondo Robert Fripp, in data 11 settembre 1981, termina ufficialmente "La Strada per il 1981".
La catastrofe verrà rimandata (se non evitata) 11 giorni dopo.
E' il momento di cominciare una nuova campagna triennale. "The Incline to 1984" per la quale si farà uso di diversi e più potenti mezzi ...... e per noi è il momento di salutarci e terminare quella che fondamentalmente è stata, solo una parentesi tra due album dei King Crimson ....
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