domenica 3 luglio 2016

Speciale A Passion Play dei Jethro Tull - 3° parte - La Lepre che Perse gli Occhiali

Terza e ultima parte dello Speciale A Passion Play dei Jethro Tull

Come corollario ai due articoli dedicati all'album A Passion Play e sui Chateau d'Isaster Tapes, che trovate  QUI e QUO, qua leggerete una molto interessante analisi dei contenuti tematici del testo di "The Story Of The Hare Who Lost His Spectacles" fatta da Giampiero Frattali.










The Story Of The Hare Who Lost His Spectacles  è contenuta nell'album A Passion Play.
Scritta e narrata da Jeffrey Hammond con la "veloce" presentazione di John Evan e con accreditati alla composizione musicale, Anderson, Hammond e Evan.

Il "brano" è un intervallo comico che usa gli animali antropomorfizzati come nella tradizione favolistica   nella più estesa e drammatica rappresentazione dell'album.

Dal vivo, durante il tour del 1973 l'album "A Passion Play" veniva eseguito nella sua interezza filologica. Al momento dell'intervallo programmato come da scaletta dell'album, i componenti del gruppo si eclissavano e veniva proiettato questo "video clip" (portarsi in tour ballerini e coreografie sarebbe stato poco pratico)  per molti anni rimasto solo ed esclusivo beneficio del pubblico pagante in sala. Fu pubblicato per la prima volta a larga diffusione su un supporto all'uscita del DVD dei 25 anni.

Esiste anche un ancor più raro filmato di animazione realizzato nel 1989 con la tecnica della plastilina.
La composizione di Hammond e soci ha ispirato numerosi artisti e media compresi libri illustrati, come questo qui affianco.






Sogno di una notte di mezza estate
ovvero

Ma quante birre mi han fatto bere McHeyre e Aqualung60??(il nostro amico Tony ... ciao Tony. ndr)

di Giampiero Frattali


Le commedie poste in mezzo ai Miracle Play in genere erano allegorie nate con l'intento di insegnare qualcosa al popolino, e inoltre la storia della letteratura è piena di fiabe con protagonisti animali partendo da Esopo e Fedro, fino a La Fontaine.
E allora, mi son chiesto, cosa avrà voluto rappresentare il buon Anderson con la Storia della Lepre?

Facendo un giro su internet ho scoperto una cosa curiosa... esiste, tra i marsupiali australiani, una specie chiamata "Lagorchestes conspicillatus", comunemente detto Canguro lepre dagli occhiali .

Ah! Ma allora!... e se... Anderson & co. avessero saputo che il lavoro che stavano andando a fare con APP era qualcosa che si discostava completamente da quanto avevano fatto fino ad allora, se avessero intuito che il pubblico e la critica lo avrebbero accolto in maniera diversa…

Se...
Mettiamo allora che il Canguro (lepre con gli occhiali) siano i Jethro Tull e la musica da loro fatta prima di APP, allora il gufo (o la civetta o, perché no, l'allocco!) potrebbe essere il pubblico, la gente che ascolta (musica), che se ne sta tranquilla sulla staccionata, quand'ecco che arrivano i Jethro che dicono, en passant, "La lepre ha perso i suoi occhiali"... ecco gli occhiali, per sineddoche, potrebbero essere la "vista" o, meglio, il punto di vista tenuto fino a quel momento dai Jethro Tull che ora ci dicono... "il nostro punto di vista è cambiato... ora vi proponiamo qualcosa di completamente diverso..." (© Monty Python).

E allora il gufo (sempre il pubblico), incuriosito, si reca a vedere la lepre senza occhiali (che a questo punto è chiaro essere i Jethro Tull di APP), che si trova in compagnia di altri due animali: un tritone (la critica, né carne né pesce) e un ape (forse la casa discografica anche se probabilmente la farfalla sarebbe stata più immediata).

La lepre è tremante di eccitazione e preoccupazione... come farà senza i suoi occhiali, come faranno i Jethro Tull senza quelle sonorità che li hanno fatti grandi fino a quel momento? E che fine avrà fatto il loro modo di concepire la musica fino a TAAB?
La prima a cercare una risposta è l'ape (la casa discografica). Forse la lepre ha scambiato gli occhiali per una carota... forse i Jethro Tull hanno scambiato il mezzo per il fine, la loro musica è qualcosa da reiterare per guadagnare la pagnotta... rimanere uguali a sé stessi senza scontentare nessuno è una sicura fonte di guadagno...
Il gufo (pubblico) che è saggio sa che ciò non è possibile. La lepre è troppo intelligente per fare un errore simile.

La tentazione di tornare suoi propri passi, su strade sicure è forte e così il canguro propone di cercare un ottico per ritrovare il giusto punto di vista... ma no... è chiaro che non si può, la lepre è inerme.

Il tritone si inserisce a questo punto. "Tu puoi o guru" (fantastico il gioco di parole..."you can guru" "you Kangaroo") in realtà tu puoi comunque far andare la lepre con il gufo... comunque il disco potrà essere venduto al pubblico. Ma il pubblico, annoiato o stanco della discussione, è andato a dormire (e qui A. prevedeva forse una fredda accoglienza). Ma il tritone non demorde e prova con un altro suggerimento... puoi mettere la lepre nel tuo marsupio, puoi comunque farla passare per qualcosa che fa parte di te, la puoi camuffare in te (e forse qui Anderson non si aspettava un attacco così feroce da parte della critica come poi in effetti è stato).

Ma anche questa soluzione non è praticabile... la lepre, il progetto, è troppo grosso, troppo importante per non farlo passare come qualcosa di nuovo e diverso.

Ecco quindi i pensieri della lepre... sa che gli altri non capiscono il suo (nuovo) punto di vista ("the others knew nothing about spectacles"), punto di vista che in definitiva è un affare che concerne solo lei. Anderson sembra dire... non importa cosa ne penseranno discografici, critici e pubblico.... questa è la mia musica, questo è quello che voglio fare ora... e poi comunque semmai ho in serbo ancora un paio di occhiali (in realtà sappiamo bene che ne aveva da parte anche più di un paio)!

Naturalmente questa interpretazione non vuole essere la vera verità, ma solo un sogno, uno scherzo... chissà...

E se poi a qualcuno di voi dovesse non risultare soddisfacente vi propongo un'altra chiave di lettura:

Agli inizi del 1900 per i teatri londinesi furoreggiava un attore, tale John Hare, grazie anche a uno spettacolo da lui scritto qualche anno prima... A pair of spectacles.

C'entra qualcosa? Non lo so... però la coincidenza è curiosa! 

Per avvalorare la tesi un paio di considerazioni tratte da Riccardo Taraglio, “Il vischio e la quercia” (ed. l'Età dell'Acquario) e Enciclopedia dei simboli (Ed. Garzanti):

"Ogni luna piena porta un nome: quella di aprile è la Luna della lepre."

E' una luna legata alla Pasqua: in moltissime culture la lepre (e il coniglio) ha a che fare con la rinascita ed è un animale tipicamente lunare.

La lepre come simbolo di rinascita (con tutti gli aspetti correlati: fertilità, longevità, eterna giovinezza) è condiviso in molte altre culture. Nel taoismo, per esempio, si narra che questo animale viva sulla luna all'ombra di un fico, intenta a pestare le erbe per il filtro dell'immortalità. In Cina è la guardiana dell'Est (e controlla, perciò, il sorgere del Sole).

Presso gli Aztechi la lepre viene raffigurata con un geroglifico lunare a forma di U e i quattrocento conigli o lepri degli aztechi erano divinità agresti protettrici delle messi, ma anche dedite alla pigrizia e all'ubriachezza (sempre più simpatiche).

Lo stesso carattere lo ritroviamo nella mitologia greca: la lepre si accompagna a Hermes, messaggero degli dèi, di cui condivide la natura elusiva, ambivalente e briccona.

Nell'antica Europa i Norvegesi rappresentavano le Divinità lunari accompagnate da una processione di lepri che portano lanterne. Anche la Dea Freya aveva come inservienti delle lepri e la stessa Dea Eostre era raffigurata con una testa di lepre.














Nessun commento:

Posta un commento